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Cosche lametine e cutresi. Pulice racconta legami e affari

Il pentito ha testimoniato al processo Malapianta

Dalla realizzazione del Parco eolico a Cutro al ritiro di una squadra di calcio ospitata in un hotel del posto. Ha rivelato gli intrecci, soprattutto economici, che ci sarebbero stati tra i clan di Lamezia Terme e le ‘ndrine cutresi. Di questo ha parlato ieri il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice. Il 42enne ex killer della potente cosca lametina dei Da Ponte-Iannazzo-Cannizzaro, ha testimoniato collegato in video col Tribunale di Crotone al processo “Malapianta” che vede alla sbarra 31 imputati.

Rispondendo al pm della Dda di Catanzaro, Pasquale Mandolfino, il pentito ha raccontato circostanze e personaggi che sono serviti a ribadire la caratura criminale del clan Mannolo-Zoffreo-Trapasso di San Leonardo di Cutro, finito sotto accusa davanti al Tribunale di Crotone in seguito all’operazione scattata il 29 maggio 2019 con l’esecuzione di 35 fermi.

Su tutti, c‘è l’episodio estorsivo verificatosi nel 2010, quando in un cementificio di Cutro si tenne un summit di ‘ndrangheta per pianificare l’installazione a Cutro delle pale eoliche da parte di un’azienda di Lamezia Terme. «C’erano una decina di persone, i referenti delle cosche che avevano un potere decisionale - ha raccontato il pentito al collegio giudicante presieduto da Massimo Forciniti (a latere Elvezia Cordasco e Anna Cerreta) – tra i quali Giovanni Trapasso, Romolo Villirillo per conto dei Grande Aracri, Giovanni Abramo, genero del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, ed un esponente della famiglia Mannolo, anziano con i baffi che si chiamava Alfonso».

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