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Soverato, il sacrificio della povera Simona non apre il dibattito sul controllo dei cani

La ventenne sbranata da un branco di randagi nella pineta di Satriano

Alcuni cani del branco assassino che ha ucciso a Satriano la giovane soveratese Simona Cavallaro

Che il problema fosse datato è stato confermato dalle segnalazioni fatte pervenire ai sindaci e alle forze dell’ordine, che sia ancora presente pure. Il caso legato al tragico evento che ha portato alla morte di Simona Cavallaro, sbranata da un branco di cani a fine agosto a Satriano, ha dimostrato un’evidente falla nei controlli o quantomeno nella gestione della presenza di gruppi di cani sul territorio. E che siano riconducibili a singoli proprietari o a un ibrido tra gruppi di cani microchippati e randagi, fa poca differenza.
La mancata gestione di animali che liberamente vagano in branco nei vari territori calabresi, ha dimostrato le potenziali pericolosità. All’indomani dell’attacco alla giovane ventenne soveratese, si era alzato lesto il coro di indignazione e a intervenire su un tema che rischiava pericolose derivazioni, nell’avvelenamento dei cani del territorio, era stata per prima la Lega del cane di Soverato.
Aveva analizzato il caso, ma sopratutto posto delle soluzioni per evitare che si ripetesse ancora, nella proposta di imporre un numero massimo di cani da legare al controllo degli allevamenti.

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