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Catanzaro, dietro le dimissioni di Bertolone le «profonde divisioni» nel clero

Restano gli interrogativi sulla scelta del monsignor di dimettersi. La relazione degli inviati della Santa Sede sul movimento apostolico: problemi di natura disciplinare e il potere di una “elite sacerdotale”

Monsignor Vincenzo Bertolone

Date e parole nella Chiesa non sono mai casuali. Così non può passare inosservato che monsignor Vincenzo Bertolone abbia annunciato le sue dimissioni da vescovo di Catanzaro nel giorno in cui ricorre l’anniversario dell’uccisione di don Pino Puglisi assassinato dai sicari di Cosa Nostra a Palermo il 15 settembre del 1993 nel giorno del suo 59esimo compleanno. Proprio Bertolone è stato nel 2013 postulatore della causa di beatificazione del parroco antimafia. Forse allora non è un caso che nella data del martirio del prete siciliano, monsignor Bertolone annunci il suo addio al governo pastorale parlando di «martirio a secco».
Una scelta che ha sorpreso la comunità religiosa e che arriva in un periodo particolarmente travagliato per la curia catanzarese. Il punto di rottura sarebbe da ricercare nella soppressione del potente Movimento apostolico decisa a fine giugno dalla Congregazione per la dottrina della fede. E di nuovo le date tornano a coincidere. Proprio ieri Papa Francesco ha puntato il dito contro alcune forme di associazionismo: «L’esercizio del governo all’interno delle associazioni e dei movimenti - ha detto nell’incontro con i moderatori delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità - è un tema che mi sta particolarmente a cuore, soprattutto considerando i casi di abuso di varia natura che si sono verificati anche in queste realtà e che trovano la loro radice sempre nell’abuso di potere».

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