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Lamezia, l'ombra delle 'ndrine sul campo rom

Raffaello Conte della “Malgrado Tutto” ripercorre la storia che ha segnato la creazione della bidonville di Scordovillo. Le prime 63 famiglie arrivarono negli anni Settanta e si accamparono lungo il torrente Piazza. L’Aterp consegnò solo 12 dei 400 alloggi popolari realizzati a Nicastro, Sambiase e S. Eufemia

La famigerata “questione rom” è argomento di dibattito politico, sociale e culturale ormai da quasi mezzo secolo. L’insediamento di Scordovillo, nato come piccolo accampamento e poi trasformatosi in una delle bidonville più grandi del Paese, ha una lunga e controversa storia.
A raccontarla, anche sui social in questi giorni, è Raffaello Conte attuale responsabile della cooperativa “Malgrado Tutto” ed allora impegnato nello scoutismo. Secondo le memorie di Conte l’accampamento, ubicato sulla sponda del fiume Piazza, venne travolto da un nubifragio intorno alla fine degli anni Settanta. Le 63 famiglie che vivevano al campo furono trasferite nei palazzi della EdilMassimo.
«Ricordo che Giannetto De Sensi sindaco dell’epoca - rimarca Conte - mi chiese in una riunione dei capi scout di occuparmi delle richieste per gli alloggi, presentate dalle famiglie rom per l'assegnazione dei 400 alloggi che l’Aterp avrebbe consegnato a breve».

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