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Dalla tessitura al teatro sociale. La lenta emancipazione dei rom a Lamezia

Il racconto della docente Vescio che ha seguito donne e bambini: «L’attività di alfabetizzazione è il primo passo per l’integrazione»

Lamezia e i rom, un rapporto controverso e complicato, fatto di settarismi e discriminazioni tout cour ma anche di importanti progetti di integrazione. Tante le attività intraprese negli anni per avviare quell’inclusione sociale, tanto sbandierata, ma che certamente non si può realizzare solo in teoria. Integrare una minoranza etnica in un contesto sociale ampio e articolato come quello lametino vuol dire mettere in campo idee e energie per ridare dignità ad un gruppo di cittadini che da mezzo secolo vive ai margini della comunità locale.

Uno dei percorsi avviati in passato, soprattutto per l’emancipazione delle donne e dei bimbi rom, è stato quello condotto dalla docente Ninfa Marilena Vescio al Ctp Centro territoriale permanente per l’istruzione degli adulti). Dal 1997 al 2015 le attività programmate del Ctp, allocato nel plesso scolastico Borrello di Sambiase, hanno sostituito i vecchi corsi serali che fino ad allora si svolgevano in altre scuole della città. Alle lezioni curriculari per imparare a leggere e a scrivere, la docente ha affiancato diverse altre attività laboratoriali: dalla tessitura al ricamo passando anche per il teatro sociale. Ninfa Vescio, nel suo libro “I rom lametini tra pregiudizi, indifferenza e integrazione” racconta le difficoltà incontrate in questo cammino accidentato e tortuoso ma anche le tante soddisfazioni nel vedere donne e bambini più liberi e consapevoli, grazie al minimo di istruzione acquisita: uno strumento che ha ampliato l’orizzonte limitato di molti.

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