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'Ndrangheta nel Crotonese, inchiesta Stige. Regge il quadro accusatorio: 58 condanne

Venti invece le riduzioni di pena decise in secondo grado e due i proscioglimenti

Regge, anche se non per tutti, anche in secondo grado il quadro accusatorio disegnato dalla Procura antimafia con l'inchiesta Stige che nel gennaio 2018 aveva decapitato il clan Farao - Marincola e le sue articolazioni nei Comuni della provincia crotonese e nei territori limitrofi della provincia di Cosenza.

Cinquantotto le condanne inflitte ieri dai giudici della Corte d'Appello di Catanzaro presieduta da Loredana De Franco (Adriana Pezzo e Ippolita Luzzo consigliere), rispetto alle 66 comminate il 25 settembre del 2018 dal gup del Tribunale di Catanzaro in primo grado. Venti invece le riduzioni di pena decise in secondo grado e due i proscioglimenti.

Anche i giudici d'appello hanno inflitto 20 anni di reclusione (confermando la decisione del gup); al 43enne Vittorio Farao figlio di Silvio, che secondo la Dda oltre a tenere i rapporti con lo zio - il boss detenuto Giuseppe Farao - avrebbe curato gli affari legati alla distribuzione di prodotti vinicoli anche all’estero, la raccolta dei rifiuti in vari enti locali e gli investimenti della cosca nel settore del gioco online e delle slot machine. Ridotta invece la condanna al boss Cataldo Marincola, assolto in secondo grado dall'accusa di associazione mafiosa e condannato per reati fine a 7 anni e 8 mesi rispetto ai vent'anni che gli erano stati inflitti in primo grado. Non hanno fatto sconti invece i giudici del secondo grado al cognato di Cataldo Marincola: quel Giuseppe Sestito diventato per gli inquirenti il reggente della locale di Cirò dopo la carcerazione del capobastone. Ribadita ancora, la condanna a vent'anni anche per Giuseppe Spagnolo, detto "U banditu", uomo d’azione della cosca ma anche figura centrale nella monopolizzazione dell’offerta di pescato proveniente dalla flotta peschereccia di Cariati e Cirò e nella gestione dei rapporti con gli imprenditori di riferimento della consorteria operanti anche in territorio emiliano.

Nessuna riduzione di pena (confermati i 20 anni), anche a Salvatore Morrone, definito nelle carte di Stige dagli investigatori il responsabile per il territorio di Cirò Marina, ove monopolizzava, ’ndranghetisticamente, la distribuzione di prodotti da forno e i servizi di onoranze funebri. Confermati inoltre i vent'anni di reclusione anche a Salvatore Giglio, presunto boss della cosca di Strongoli, clan alleato e satellite di quello cirotano.

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