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Nocera Terinese: «Pandolfo indotto a dimettersi per le pressioni della cosca»

Nuovi retroscena sullo scioglimento del Comune di Nocera Terinese. Il dietrofront del primo cittadino a soli due mesi dalle elezioni Due ex commissari: così veniva inquinata l’attività istituzionale

Per ottenere il «pieno controllo» del Comune di Nocera la presunta cosca Bagalà avrebbe «condizionato l’esito delle due ultime elezioni comunali tenutesi nel 2018 e 2019». La Prefettura di Catanzaro lo mette nero su bianco nella relazione con cui ha chiesto e ottenuto il commissariamento dell’ente per infiltrazioni mafiose. Nell’edizione di ieri abbiamo raccontato come, secondo gli ispettori del prefetto, il clan abbia cercato di «infiltrarsi» in entrambe le liste che si sono sfidate nel 2019, ma nelle carte ci si sofferma anche sulla tornata del 2018 in cui c’erano tre liste: “Unità popolare nocerese” guidata da Massimo Pandolfo, vincitore con il 43% dei voti ma dimessosi due mesi dopo l’elezione; “Il paese che vogliamo” guidata da Fernanda Gigliotti che ottenne il 30%; “Siamo Nocera” guidata da Rino Rocca che ebbe il 26%. La relazione mette in rilievo una «sostanziale continuità amministrativa tra la compagine eletta nel 2019 e quella proclamata nel 2018, atteso che sei amministratori erano già presenti nella precedente consiliatura». E fa luce sulle dimissioni di Pandolfo parlando delle «forti pressioni subite dal sindaco eletto nella tornata del 2018 da parte della locale organizzazione criminale» che «lo ha indotto» al passo indietro. In occasione di quelle elezioni la cosca avrebbe «elaborato» un «piano elettorale».

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