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Nocera, il "business" del turismo e le opportunità per il clan Bagalà

La Prefettura ricostruisce procedure «anomale» e «illegittime» al Comune

Il complesso "Sea Village" a Nocera Terinese

La relazione con cui il prefetto ha proposto di commissariare per mafia il Comune di Nocera Terinese parla di determinate attività legate al turismo come un "business" da "mettere in sicurezza" rispetto a "ogni rischio di provvedimento sfavorevole". La stessa Prefettura ricostruisce non solo la vocazione turistica della zona, ma anche gli investimenti pubblici e privati sul settore alberghiero che hanno costituito "opportunità affaristiche irrinunciabili" per le cosche, "tanto da condurre sulle amministrazioni locali una ossessiva e sistematica azione di condizionamento pur da raggiungere, in modo fraudolento, quei finanziamenti, autorizzazioni amministrative, appalti e servizi pubblici". Questa azione, contestata dalla Dda alla presunta cosca Bagalà nell’inchiesta “Alibante”, si presenta nelle carte come "asfissiante e capace di neutralizzare ogni espressione di libertà democratica".

Vengono citate le indagini che "hanno accertato la presenza sul territorio tirrenico catanzarese di organizzazioni criminali affiliate alla ‘ndrangheta che sin dagli anni '80 hanno consolidato la loro posizione infiltrandosi nelle principali attività economiche, soprattutto nei settori immobiliare e turistico alberghiero, in cui hanno riciclato le ingenti risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite". Nei giorni scorsi la Gazzetta ha dato conto delle conclusioni a cui la Commissione d’accesso, la Prefettura e il Viminale sono giunti rispetto alla pervasività della cosca sia nella politica che nella burocrazia comunale. A quelle considerazioni riportano anche altri passaggi della relazione riferiti proprio al business del turismo.

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