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Rinchiuso in carcere per giorni senza saperne il motivo. Ecco l'odissea di un catanzarese

Il cortile interno del carcere di Catanzaro

La Corte di Appello di Torino, sollecitata dall’istanza presentata dagli avvocati Ottavio Porto e Francesco Trasimeni, ha messo fine all’incubo del cittadino catanzarese G.B., rinchiuso nelle carceri del quartiere Siano del capoluogo da una decina di giorni senza conoscere nemmeno il motivo dell’arresto. È un caso che ha dell’incredibile quello occorso al giovane del capoluogo, cartina al tornasole di un periodo storico sempre più oscuro - nel quale anche le garanzie più elementari appaiono chimere, miti fuori dalle logiche manettare e giustizialiste tanto in voga.

Prelevato dalla propria abitazione alle prime luci dell’alba, per scongiurare chissà quale pericolo di fuga di una persona che non aveva mai lasciato la città nemmeno per recarsi in vacanza al mare, posto in una cella senza nessuna spiegazione, vieppiù in isolamento per la quarantena, escluso da contatti con il mondo per giorni. Il motivo lo avrebbero scoperto i suoi legali, di lì a poco: il Tribunale di Asti lo aveva condannato per una presunta truffa informatica a scontare la pena di un anno ed undici mesi. Il malcapitato, però, del procedimento non aveva mai avuto alcuna notizia, considerato che le notifiche non si erano compiute regolarmente e che, lo stesso, era stato vittima (tempo addietro) del furto dei documenti di identità. Ciò non era stato sufficiente per fermare la macchina punitiva del Tribunale piemontese, così celere nell’emettere l’ordine di carcerazione, prontamente eseguito.

Immediata, allora, la istanza per la rescissione del giudicato inoltrata con urgenza alla competente Corte di Appello di Torino, sensibile nel fissare la celebrazione della udienza in tempi celeri, nonostante l’emergenza COVID. I Magistrati torinesi, resisi conto dell’incredibile errore al quale era stato sottoposto il calabrese, accogliendo le tesi difensive di Porto e Trasimeni, hanno rescisso immediatamente il giudicato di Asti, revocando la sentenza e rimettendo immediatamente in libertà l’uomo.

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