Ospedali obsoleti, carenti sotto tutti i punti di vista, con strumentazioni che da anni segnano il passo, assunzioni bloccate per circa un decennio e fondi quando arrivati non spesi, mentre altri si sono persi tra le nebbie della mancata progettazione e calo demografico (perlopiù giovani professionisti che scelgono altre regioni o l’estero). Tasselli di un solo mosaico, quello della «tempesta perfetta» evidenzia l’ex manager dell’Asp di Vibo, Rubens Curia, che per anni Regione e Aziende sanitarie «sono rimasti a guardare» e che oggi, dopo «dodici anni terrificanti di commissariamento» pesano come un macigno sulla mancanza di appeal dei nosocomi calabresi che per avere un medico devono ricorrere ai contratti libero-professionali. Una strada intrapresa dall’Asp vibonese per riuscire a superare l’impasse della carenza di personale, dopo bandi andati a vuoto. Il tutto mentre 98 infermieri calabresi hanno scelto, di lavorare in provincia di Bergamo. In altre parole il risultato di oggi, a parere di Curia – il quale dal 2009 e per 20 mesi è stato alla guida dell’Asp di Vibo – è frutto degli errori commessi in passato (remoto e prossimo), concepiti in un intreccio di «responsabilità soggettive e oggettive, a livello nazionale, regionale e locale» che hanno spianato, più di quanto già lo fosse, la strada del declino della sanità. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro