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L'Inps revoca l’assegno di invalidità civile parziale. Lucisano (Anmic Catanzaro): Inaccettabile

L'avvocato Sergio Lucisano

Una ingiustizia e una beffa: è questo il duro giudizio dell’Anmic Catanzaro sulla novità Inps che riguarda gli invalidi civili parziali. Con il suo messaggio del 14 ottobre scorso n. 3495/2021 che modifica inaspettatamente una linea interpretativa risalente al 2008, l’Inps ha infatti ritenuto di escludere dal beneficio dell’assegno mensile gli invalidi civili parziali (74%-99%) che svolgono attività lavorativa precaria o parziale ma comunque produttiva di reddito, anche se il reddito è inferiore a quello che è previsto (euro 4.931,29 l’anno) per ottenere la prestazione assistenziale.
“Si tratta di un assurdo logico e  giuridico- dice il presidente ANMIC Catanzaro, l'avvocato Sergio Lucisano- che preclude a chi è disoccupato o inoccupato,  ma svolge una piccola attività lavorativa  percependo un reddito bassissimo, la possibilità di percepire una prestazione economica istituita proprio per sostenere la  persona disabile che è in cerca di un lavoro stabile e risulta completamente privo di reddito. Parliamo in realtà di un piccolo sostegno, di un assegno di 287 euro al mese. Si punisce chi svolge attività occasionali, precarie con un reddito inferiore a quello già previsto per la percezione dell’assegno di invalidità  civile.  Il contenuto  del messaggio, oltre che illogico, risulta anche Socialmente iniquo — spiega Lucisano - perché creerà disparità di trattamento. La persona disabile che ha un reddito ad esempio proveniente dalla locazione di un appartamento, e che non raggiunge  la  soglia di accessibilità al bene d dell’assegno mensile, ha diritto ad ottenerlo.

Mentre chi ha un reddito da lavoro, seppur basso, e che non raggiunge il limite previsto dalla legge invece non ne avrà diritto. Inoltre avrà conseguenze negative sulle possibilità dei giovani disabili di intraprendere un percorso di inclusione sociale grazie a brevi occasioni di lavoro. In pratica, a migliaia di ragazzi verrà impedito di svolgere minimi lavoretti, anche se precari e poco pagati, che preludono magari ad un’occupazione stabile e compiutamente remunerata che consentirebbe loro di rinunciare all'assegno di invalidità e di avviare una reale integrazione. Non possiamo lasciare alla giurisprudenza ed a chi se ne fa scudo il potere di modificare il contenuto sociale di norme che hanno grande valore per la dignità dei disabili.”

Perché non consultare prima il Tavolo di confronto Inps e Associazioni dei disabili? Il Presidente dell’ANMIC Catanzaro denuncia anche il comportamento non lineare dell'Istituto che, dopo aver sottoscritto un protocollo d’intesa con ANMIC, ENS, UICI e ANFFAS, obbligandosi a consultare le parti prima di emanare disposizioni in ordine alle provvidenze economiche e alle politiche in favore dei disabili, è ora intervenuto unilateralmente a dettare regole in una materia riservata alla legge e non ad atti amministrativi meramente interni.

Così nasce l’appello Anmic a Governo e Parlamento.
Un comportamento di discriminazione indiretta nei confronti di chi rappresenta e tutela per legge la categoria degli invalidi civili, che sarà oggetto di azioni a tutela dei disabili che l’Associazione intenderà perseguire, non tralasciando la richiesta al Governo e al Parlamento dell’approvazione di una norma interpretativa che ponga fine ad un comportamento illegittimo. Chiamiamo perciò a raccolta — conclude Lucisano dell’Anmic - tutte le forze sociali, associazionistiche e sindacali per esercitare una pressione comune e congiunta”.

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