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I “dolori” del 118 di Catanzaro, chiesto lo stop al recupero dell’indennità regionale

Il sindacato Saues invita al rispetto della legge di conversione del decreto Sostegni

Affonda le sue radici in un periodo del tutto precedente alla pandemia il nodo del Servizio di emergenza-urgenza 118. Negli anni il depauperamento in termini di figure professionali legato alla scarsità delle retribuzioni, che ha colpito i medici convenzionati, ha portato alla demedicalizzazione di diverse postazioni territoriali, complicando la stessa copertura dei turni. E ancora adesso le prospettive non sono delle migliori, considerando che a breve lasceranno il posto anche diversi medici reclutati con avviso dinamico (a 50 euro all’ora), in quanto entreranno a seguire altri percorsi di specializzazione. Il discorso sui presunti assenteisti durante la pandemia culminato nei recenti avvisi di garanzia e in alcuni sequestri di denaro nei confronti di alcuni medici si inserisce in un contesto già delicato. Ma al riguardo saranno gli accertamenti giudiziari ad avere l’ultima parola. In questa fase, invece, tornano a farsi sentire le organizzazioni di categoria, con il sindacato autonomo Saues, e l’associazione consumatori Codacons che dai rispettivi punti di vista sollevano diverse questioni. Il Saues, attraverso i referenti Maria Rita Foresta ed Emilio Leuzzi, punta dritto al nodo dell’indennità regionale per prestazioni aggiuntive ormai sospesa (a differenza di Reggio, Cosenza e Vibo dove viene erogata) da oltre un anno: in questo ambito l’Asp ha anche avviato un’attività di recupero delle somme erogate negli ultimi dieci anni, con richieste che in alcuni casi superano anche i centomila euro.

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