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Estorsioni, a Bologna processo d’Appello ai Grande Aracri

Quaranta gli imputati coinvolti nell’inchiesta antimafia contro i clan cutresi

“Teste di legno”, estorsioni agli imprenditori, truffe e anche rapporti con la politica locale. Partirà da queste accuse il processo di secondo grado scaturito dall’operazione della Procura antimafia di Bologna, “Grimilde”, scattata il 25 giugno 2019 contro i vertici e i fiancheggiatori del ramo emiliano della cosca Grande Aracri di Cutro. Il prossimo 21 marzo davanti alla Corte d’appello felsinea dovranno comparire i 40 imputati che il 26 ottobre 2020 sono stati condannati dal giudice per le udienze preliminari distrettuale, Sandro Pecorella. In abbreviato il procedimento s’era concluso con 47 pene inflitte per complessivi 231 anni di carcere. L’attività investigativa, sulla scia dell’inchiesta “Aemilia” venuta alla luce nel 2015, ha svelato in che modo il clan cutrese riusciva a dettare legge pure a Brescello, piccolo centro in provincia di Reggio Emilia. Infatti, nel comune raccontato dalla penna di Giovannino Guareschi, non a caso ribattezzato Cutrello, s’è manifestata tutta «la vocazione affaristica» della ’ndrina autonoma ma pur sempre legata alla casa madre di Cutro. La cosca, come riportato dal gup Pecorella nelle motivazioni della sentenza, «in linea con le moderne strategie sociali della ’ndrangheta, faceva in modo di accreditarsi a Brescello attraverso comportamenti apparentemente innocui, entrando illecitamente in punta di piedi nelle articolazioni economiche e sociali della città, cercando di scongiurare così reazioni di allarme sociale prefigurabili in presenza di episodi violenti e eclatanti».

 

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