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Sbarco di migranti in spiaggia a Catanzaro, gli scafisti: "Non eravamo sulla barca"

Hanno detto di aver lasciato la Turchia perché senza lavoro, da qui la scelta di raggiungere l'Europa per poter aiutare economicamente le loro famiglie.

Non siamo noi gli scafisti, noi su quella barca non siamo mai saliti. Così si sono difesi ieri i due cittadini turchi arrestati da polizia e carabinieri perché ritenuti i responsabili dello sbarco di 61 cittadini stranieri sulla spiaggia catanzarese nei pressi della foce del fiume Alli.

Ieri mattina si è tenuta l'udienza di convalida del fermo. Il giudice ha convalidato il provvedimento ma deve ancora esprimersi sulla misura cautelare. I due cittadini stranieri, difesi dallo studio De Caro, hanno preso la parola in aula per sostenere la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati.

I due turchi di 30 e 38 anni hanno sostenuto di essere giunti in Italia diversi giorni prima dello sbarco. Entrambi avrebbero viaggiato dalla Turchia nascosti nella stiva di una nave giunta in Italia almeno una settimana prima dello sbarco sulla spiaggia catanzarese.

Dopo il loro arrivo i due hanno spiegato di essersi accampati sotto un cavalcavia a poca distanza dalla spiaggia. Per giorni sarebbero rimasti nascosti uscendo solo la notte per rubare qualche mandarino da una vicina piantagione.

Hanno detto di aver lasciato la Turchia perché senza lavoro, da qui la scelta di raggiungere l'Europa per poter aiutare economicamente le loro famiglie. La tappa finale del viaggio sarebbe dovuta essere la Germania dove sarebbero residenti alcuni parenti. Invece giovedì 25 sarebbero stati fermati da polizia e carabinieri poco dopo lo sbarco della barca a vela, ma loro, hanno sostenuto in aula, su quell'imbarcazione non sarebbero mai saliti.

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