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Crotone, i pusher del rione rom volevano vendere droga anche nel Nord Italia

Il tribunale di Crotone

Un’organizzazione criminale «radicata» nel quartiere rom di via Acquabona e capeggiata da Cosimo Manetta, impegnata «prevalentemente» nello «smercio» di cocaina non solo a Crotone, ma anche in grado di alimentare «il mercato della droga» fuori dai confini cittadini. Così il Tribunale di Crotone descrive la presunta gang di etnia rom - che avrebbe venduto cocaina, eroina e marijuana pure davanti alle scuole, utilizzando, a volte, dei pusher bambini - nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 6 luglio, ha inflitto 21 condanne per circa un secolo di carcere al termine del processo scaturito dall’inchiesta “Acquamala” diretta dalla Dda di Catanzaro.

L’associazione, osserva il collegio giudicante presieduto da Massimo Forciniti (a latere le giudici Elvezia Cordasco ed Ersilia Carlucci), poteva contare su «una fitta rete di contatti» formata da «pusher, adepti all’approvvigionamento e al trasporto delle sostanze stupefacenti». Cosimo Manetta (per lui 20 anni di detenzione nel procedimento col rito abbreviato) si sarebbe occupato della «gestione delle risorse materiali e personali» e della «raccolta dei proventi» derivanti dalla «vendita» della droga, oltre che della «distribuzione dei profitti» tra gli appartenenti alla “gang”. Infatti, l’ipotesi accusatoria che ha retto nel giudizio di primo grado ha ribadito che in via Acquabona (da qui il nome parafrasato e col significato opposto dato all’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Crotone) e nelle zone limitrofe dove si trovano diversi istituti scolastici, tra il 2015 e 2016, si sarebbero verificate numerose cessioni di stupefacenti.

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