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Processo Farmabusiness a Catanzaro, la Dda: contesto subdolo e inquietante

Il verbale della requisitoria effettuata dal procuratore aggiunto Capomolla e dal pm Guarascio

«Possibile che tra sei soci cinque si conoscono e proprio solo uno non conosce gli altri?». È questo l'interrogativo attorno a cui ruota la requisitoria tenuta dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dal sostituto Domenico Guarascio nel processo con rito abbreviato scaturito dall'inchiesta Farmabusiness. Nelle oltre due ore di intervento i magistrati della Dda hanno tentato di dimostrare il loro sillogismo giudiziario, ossia che l'allora assessore regionale Domenico Tallini sia stato a conoscenza che la società, in cui ha investito tra i 150 e 200mila euro, fosse riconducibile al clan Grande Aracri di Cutro. È possibile, si è chiesta la pubblica accusa, che solo l’esponente politico che si rapporta a questa vicenda «non ha contezza del coacervo criminale che assiste la nascita, la costituzione, la fioritura di questo affare?». Proprio dal contesto parte l'analisi dell'aggiunto Capomolla, un quadro «particolarmente pervasivo, particolarmente inquietante, particolarmente subdolo, capace di realizzare reti di relazioni».

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