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Da venti giorni in attesa di un tampone a Vibo. Neanche la denuncia produce risultati

Il dramma di una coppia con due figli da oltre due settimane chiusi in casa

Sequestrati in casa, esasperati dalle attese e dall’isolamento. Marito, moglie e due figli, ormai vivono da più di 20 giorni reclusi in stanze separate, nella loro casa ubicata sulla strada provinciale per Triparni, a circa un chilometro dall’incrocio di Portosalvo. Il loro incubo è iniziato a novembre, quando la figlia minore, ha contratto il coronavirus. Dopo il primo tampone, con esito positivo, e le numerose chiamate all’Azienda sanitaria per segnalare che anche la moglie aveva gli stessi sintomi e che le sue condizioni di salute si stavano aggravando, nessuno si è fatto vivo.
L’ultima telefonata del responsabile Asp, che gestisce il servizio, risale a martedì scorso. «In serata saremo a casa vostra», era stato detto alla coppia e invece «non si è presentato nessuno», sottolinea disperata la moglie. Non si contano più le email, che il medico di famiglia – come da protocollo – ha inviato al settore Covid dell’Asp, né le telefonate che il nucleo familiare continua a fare. «Non riusciamo più a sostenere questa situazione», spiega la coppia, insieme ai due ragazzi. «Da qualche giorno – proseguono – siamo senza provviste, né farmaci e nessun parente al momento può prendersi cura di noi». Avevano sperato che allertando i Carabinieri e la Polizia di Stato la situazione sarebbe cambiata. In effetti, dopo aver ricevuto dalle forze dell’ordine, il contatto telefonico del responsabile Covid dell’Asp, erano riusciti a parlare e ad ottenere un impegno che ancora una volta è stato, puntualmente, disatteso.

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