Ci sono voluti 28 anni per fare piena luce sull'omicidio del geologo vibonese Filippo Piccione, assassinato a colpi di pistola sotto la propria abitazione il 21 febbraio del 1993 (giorno di Carnevale). Il fascicolo era stato in un primo momento archiviato e successivamente rispolverato grazie alla collaborazione di alcuni pentiti e in particolare di Andrea Mantella, che nell'ambito dell'inchiesta Scott Rinascita ha svelato i retroscena dell'efferato delitto.
Su quel fatto di sangue ora la Distrettuale antimafia di Catanzaro ha chiuso le indagini accendendo i riflettori su alcuni esponenti del clan Lo Bianco di Vibo Valentia molti dei quali coinvolti nell'operazione Scott Rinascita. Nella lista degli indagati sono finiti Salvatore Lo Bianco, 49 anni, (detto u Gniccu) ritenuto uno dei maggiori indiziati ed attualmente detenuto anche per questo delitto. Rosario Lo Bianco (detto Sarino) 52 anni (nei suoi confronti in precedenza il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva annullato l'ordinanza di custodia cauteare in carcere); Michele Lo Bianco (u Ciucciu) di 73 anni, attualmente ai domiciliari; Domenico Lo Bianco, 79 anni; Leoluca Lo Bianco detto (u Rozzu) , 62 anni, attualmente detenuto nel carcere di Opera; Filippo Catania, 70 anni, anche lui detenuto; Paolino Lo Bianco, 58 anni, figlio del boss Carmelo Lo Bianco (detto Piccinni) deceduto; e Vincenzo Barba, 69 anni, anche lui detenuto.
L'omicidio Piccione, secondo quanto ipotizzato, sarebbe stato organizzato per vendicare la morte di Leoluca Lo Bianco, trovato cadavere in una prop0rietà dello stesso Piccione.
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