Vanità il tuo nome è…uomo! La storia ci racconta che l'imperatore Giulio Cesare fu il primo ad essere catturato dallo… specchio delle brame. Non solo si faceva spuntare la barba e le sopracciglia con accurata maestria, ma praticava anche la depilazione su varie parti del corpo. Un denso e raffinato saggio di Jean Claude Bologne, “Histoire de la coquetterie masculine”, storia della civetteria maschile, ci fa capire come gli uomini non siano affatto estranei alla vanità e alla cura della propria immagine.
Accettare di invecchiare? Non se ne parla nemmeno. E, apparire al meglio sui social, non è solo una questione d'immagine, come avviene per le donne, ma è soprattutto un’esigenza professionale. Per un uomo ciò che conta è essere competitivo sul lavoro e contrastare la concorrenza di chi non ha ancora i capelli brizzolati. Costi quel che costi. Secondo quanto appreso da uno psicoterapeuta che ci ha chiesto l'anonimato, alcuni suoi pazienti sono entrati in un circuito vizioso da quale difficilmente è possibile uscirne. Complici la disoccupazione e la poca stima di sé. «Nel mio studio - spiega - arrivano sempre più giovani uomini che avvertono sulla propria pelle la pressione di una società in cui è l'apparenza a promuovere il successo lavorativo e non più lo studio e il sacrificio. Essere dinamici e di bell'aspetto sembra essere l’unico imperativo. Persone che spendono cifre da capogiro pur di arrivare a quella perfezione che a loro pensare, potrebbe spianare la strada verso il successo. Salvo poi a prendere tante delusioni da chi invece crede ancora che, la carriera sia invece frutto di tanta gavetta e sacrificio. E così da un lato mi ritrovo a dover curare la loro anima e dall'altra anche la rabbia di avere speso tanti soldi e di aver fatto anche debiti per i vari ritocchini».
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