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Sant'Onofrio, tre tecnici indagati per i liquami del depuratore in un fosso

Il sequestro preventivo dell’impianto resta al vaglio del Gip. Sott’accusa la gestione della piattaforma di località Scarpaleggia. In ritardo anche i lavori di adeguamento (un milione e mezzo)

Il sequestro dell’impianto non è stato ancora convalidato ma sul mancato funzionamento del depuratore di Sant’Onofrio ci sono già tre indagati. Le contestazioni della Procura e dei carabinieri di Sant’Onofrio, che hanno agito in sinergia con i colleghi della sezione forestale, chiamano in causa Mario Minieri, 59 anni, di Catanzaro; Bruno Rondinelli, 48 anni, di Filadelfia e Antonino Giuseppe Scidà, 55 anni, di Vazzano.
Secondo le prime ipotesi, in concorso tra loro, il primo in qualità di amministratore e legale rappresentante della Minieri King Elettrica Srl, gestore dell’impianto di depurazione sito in Sant’Onofrio; il secondo in qualità di direttore dei lavori e capogruppo della Rtp Engineering Project ed il terzo in qualità di amministratore unico e legale rappresentante della SF Costruzioni Srl, «determinavano una compromissione ed un deterioramento significativo dell’acqua pubblica, mediante condotte ben determinate». Il depuratore di località Scarpaleggia sulla scorta di quanto accertato risultava privo di fase pretrattamento (grigliatura, dessabiatura, desoliatura). Ragion per cui i reflui fognari confluivano direttamente nelle vasche di ossidazione che risultavano colme di schiuma bianca che a sua volta riversava, dapprima nel sedimentatore non funzionante, poi nel labirinto di clorazione, anch’esso non funzionante, per poi confluire nel fosso Valente, affluente del fiume Mesima, ove si rivelava la presenza di schiume.

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