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Crotone, stangata in appello al clan Bagnato

Regge davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, il quadro investigativo disegnato dalla Dda di Catanzaro secondo la quale nel centro della Valle del Tacina, è presente una cosca di ‘ndrangheta capeggiata da Antonio Santo Bagnato

Antonio Santo Bagnato

Dodici condanne confermate e una sola pena rideterminata, per un totale di 121 anni e 2 mesi di carcere inflitti. Stangata anche in secondo grado per i presunti affiliati al clan di ’ndrangheta di Roccabernarda.

Regge davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, il quadro investigativo disegnato dalla Dda di Catanzaro secondo la quale nel centro della Valle del Tacina, è presente una cosca di ‘ndrangheta capeggiata da Antonio Santo Bagnato, che dopo l’omicidio del 28enne Rocco Castiglione, avvenuto il 31 maggio 2014, prese il dominio nel piccolo centro collinare del Marchesato Crotonese.

Una tesi sostenuta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dai carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro, che il 30 luglio 2018, misero sotto scacco la cosca Bagnato e i sodali della ‘ndrina. Ieri pomeriggio il collegio presieduto da Loredana De Franco (a latere le giudici Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni), accogliendo le richieste sollecitate dalla Procura generale al termine della requisitoria dello scorso 9 giugno, ha stangato i componenti del presunto clan ed i loro fiancheggiatori ribadendo quasi completamente quanto, stabilito il 24 giugno 2020 dal Tribunale penale di Crotone.

Le uniche due eccezioni, rispetto alla sentenza dei giudici del primo grado, hanno riguardato la posizione del tecnico del Comune di Roccabernarda Giovanni Iaquinta, la cui condanna è stata rideterminata a 2 anni e 6 mesi di carcere in seguito al concordato raggiunto tra accusa e difesa; ed il proscioglimento di Mario Riccio a causa del suo decesso.

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