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Lamezia, il clan Anello controllava gli appalti grazie ai favori degli imprenditori

Antonio Talarico condannato nel processo “Imponimento” contro la cosca del Vibonese. Tra i 65 imputati anche Francesco e Pierdomenico Iannazzo Schicchi (dipendente Inail) accusato di truffa e traffico di influenze

Tribunale di Lamezia Terme

Che l’influenza della cosca Anello di Filadelfia, centro del Vibonese che si affaccia sull’Angitolano, si estendesse fino al territorio lametino era già emerso da diverse inchieste. Di recente però lo ha certificato, benché in via provvisoria, anche una sentenza di primo grado. Si tratta del verdetto emesso in abbreviato nell’ambito del processo “Imponimento”, il primo step dell’inchiesta che di recente, dopo “Rinascita-Scott”, ha colpito la ‘ndrangheta vibonese e le presunte collusioni nel mondo dell’imprenditoria e della politica. Tra i 65 imputati condannati in abbreviato ci sono anche 4 lametini: si tratta di Antonio Talarico (66 anni), Francesco e Pierdomenico Iannazzo (40 e 41 anni), Fabio Schicchi (51 anni). La pena più pesante (15 anni e 8 mesi a fronte dei 14 anni chiesti dall’accusa) è stata comminata a Talarico: secondo la Dda di Catanzaro sarebbe uno degli imprenditori di riferimento della cosca Anello, che gli avrebbe consentito di «accedere ad importanti appalti e commesse» per garantire al clan «l’infiltrazione nel settore edilizio, con specifico riferimento alle trivellazioni».

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