Quartiere Ciampa di cavallo, ovvero la Scampia made in Lamezia. Nata in una zona cittadina che all’epoca era periferica, oggi la “Ciampa” si ritrova in un’area nevralgica della città: ad un tiro di schioppo dall’ospedale civile; a poche centinaia di metri dal palazzo municipale e dal complesso interparrocchiale di San Benedetto, la concattedrale che dovrebbe rappresentare l’unità di un’intera comunità frutto della conurbazione di tre Comuni. Ciampa di cavallo è un pugno nello stomaco, la “zona rossa” dove nessuno può entrare ad eccezione dei residenti e degli affiliati alle consorterie criminali che si spartiscono il dominio del territorio e i guadagni dei traffici illeciti.
Un rione borderline, espressione nuda e cruda di degrado urbano e sociale dove sembra che nessuno possa riuscire a ribaltare la situazione; dove far affermare la legalità e il vivere civile sono dei sogni di pura utopia. Ci hanno provato, per anni, associazioni e organizzazioni impegnate nel sociale che ora non sono più attive sul territorio. Gli unici volontari che ancora riescono a operare all’interno della Ciampa sono quelli dell’associazione “Donne e Futuro”, costantemente presenti anche e soprattutto in questa lunga crisi pandemica. Tra palazzine residenziali, lunghi viali frequentati ogni giorno dagli appassionati del footing, la Ciampa si distingue per suoi brutti palazzoni, le famigerate case popolari dell’Aterp, che non hanno mai avuto interventi di manutenzione di nessun genere. Case “sdirrupate”, scorticate dall’incuria; abitazioni squassate dalle intemperie così come le sono le persone che vi abitano, stravolte dalle tempeste della vita.
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