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Catanzaro, Pittelli può lasciare il carcere di Melfi. I giudici accolgono l’istanza della difesa

Ai domiciliari l’ex senatore coinvolto in Scott Rinascita

Giancarlo Pittelli

Potrà fare rientro a casa l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta Scott Rinascita. Lo ha deciso il collegio del Tribunale di Vibo Valentia, davanti a cui si sta svolgendo il processo, accogliendo l’istanza avanzata dai legali Salvatore Staiano e Guido Contestabile fondata sulle condizioni di salute di Pittelli che ormai da giorni ha intrapreso lo sciopero della fame nel carcere di Melfi.
L’aggravamento della misura era stata inflitta per la lettera che Giancarlo Pittelli aveva inviato al ministro per il Sud Mara Carfagna. «Ti chiedo – aveva scritto Pittelli al’ex collega di partito – di non abbandonarmi perché sono un innocente finito nelle grinfie di folli per ragioni che ti rivelerò alla prima occasione. Aiutami in qualunque modo, io vivo da due anni in stato di detenzione, finito professionalmente, umanamente e finanziariamente». La lettera era stata poi trasmessa alla Questura di Catanzaro dall’Ispettorato di Pubblica sicurezza di Palazzo Chigi e depositata alla Dda del capoluogo calabrese. Dalla missiva, secondo i giudici che accolsero la richiesta di aggravamento della misura, sarebbe emersa la volontà di reiterazione del reato: «Pittelli - secondo i giudici - manifesta la volontà di instaurare contatti con la finalità di incidere sul regolare svolgimento del processo, in cui è ancora in corso la complessa istruttoria dibattimentale». A distanza di due mesi da quel provvedimento i giudici scrivono che «il tempo trascorso nonché il complessivo comportamento dell’imputato possono far esprimere un giudizio favorevole di respiscenza del Pittelli».

Comitato sostegno: atto di giustizia

«L'ordinanza con la quale il Tribunale di Vibo Valentia ha revocato la precedente decisione della custodia in carcere di Giancarlo Pittelli, sostituendola con gli arresti domiciliari, rappresenta in primo luogo un atto di giustizia e di equilibrio che ridà a Pittelli la condizione di serenità necessaria per affrontare il processo e fare valere le sue ragioni». Lo afferma, in una nota, Enrico Seta, presidente del Comitato promotore dell’appello per Giancarlo Pittelli, a nome dei 1.800 firmatari dell’iniziativa in favore dell’ex parlamentare, tra cui oltre 200 avvocati e 29 parlamentari. "Ma si tratta anche di una decisione - aggiunge Seta - che consente ai tantissimi cittadini che hanno seguito con partecipazione questa vicenda giudiziaria di confermare e rinnovare la fiducia nelle istituzioni della giustizia. La nostra battaglia dimostra che la partecipazione dei cittadini non é un intralcio, ma un incoraggiamento alla giustizia e che il tessuto di relazioni personali, umane, di stima e di rispetto non possono essere azzerate da inchieste giudiziarie prima che un giusto processo ed una sentenza di condanna abbiano avuto il loro corso. Continueremo a seguire con la nostra costante e vigile partecipazione la particolare vicenda giudiziaria dell’amico, collega e cittadino Pittelli».

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