Nove mesi dopo, restano gli interrogativi. Perché era il giorno del «riscatto» lo scorso 7 maggio. Una data «storica» salutata con commozione e orgoglio. La cultura che può fare la differenza a Vibo, lì dove c’era una «storia da scrivere». Di quella storia, però, nove mesi dopo non c’è traccia. Non, almeno, scritta o, come dire, da... leggere. Gli obiettivi del bando pubblicato dal ministero della Cultura erano chiari: «Il miglioramento dell’offerta culturale, la crescita dell’inclusione sociale e il contrasto della povertà educativa; lo sviluppo della partecipazione pubblica; l’utilizzo delle nuove tecnologie, anche al fine del maggiore coinvolgimento dei giovani ed altre categorie a rischio di esclusione sociale; la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi». E ancora: «Diffondere l’abitudine alla lettura; promuovere la frequentazione delle biblioteche e delle librerie; valorizzare le buone pratiche di promozione della lettura realizzate da soggetti pubblici e privati; promuovere la dimensione interculturale e plurilingue della lettura nelle istituzioni scolastiche e nelle biblioteche». Obiettivi ambiziosi, così come il dossier che era stato presentato e che si era aggiudicato la vittoria, ossia i 500mila euro, messi a disposizione dal Mibact. Ma la domanda è: nove mesi dopo cosa è stato… partorito? Interrogativo non semplice, un rebus, più che altro. Perché se all’articolo 7 del bando il Ministero chiariva che «la città proclamata “Capitale italiana del libro” assicura la pubblicità e la trasparenza di tutti gli atti relativi alla candidatura, alla selezione e alla successiva realizzazione dei progetti contenuti nel dossier vincitore», è un libro avvolto nel mistero quello che palazzo “Luigi Razza” sta scrivendo.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro
Caricamento commenti
Commenta la notizia