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Il degrado del campo rom di Lamezia dove affogano le speranze dei giovani

Lo sgombero dell’area di Scordovillo è programmato ma serve il supporto ai residenti

La baraccopoli di Scordovillo a Lamezia Terme

«Cosa vuoi fare da grande?». Questa una delle tante domande che i rappresentanti dell’associazione “21 luglio onlus” hanno fatto ai ragazzi che abitano al campo rom di Scordovillo a Lamezia, la bidonville più grande del Sud Italia. Al quesito i giovani che vivono nel ghetto hanno risposto con un laconico: «Non lo so!»; unica alternativa per alcune delle ragazze intervistate è la professione dell’estetista, forse per il recondito desiderio di essere belle, truccate e ben vestite come le tante star dei giornali o della tv. Ma, quando alle aspiranti estetiste è stato spiegato che anche per questo mestiere bisogna studiare e applicarsi, l’entusiasmo è subito scemato. «Un esempio plastico e tangibile che manifesta la mancanza di speranza e di fiducia nel futuro da parte della gioventù che vive nel campo rom» è la riflessione di Carlo Stasolla e Agnese Vannozzi, rispettivamente presidente e coordinatrice di “21 luglio onlus”, che hanno visitato la favela lametina e incontrato le centinaia di residenti. Una vera e propria missione che gli esponenti del sodalizio romano hanno voluto concretizzare per supportare enti e istituzioni locali nel processo di sgombero della bidonville: un percorso lungo e articolato che va affrontato in ogni suo aspetto. Da quello politico a quello socio-sanitario, dalla dimensione culturale a quella antropologica per finire alla salvaguardia ambientale di un’area che necessita urgentemente di una bonifica.

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