«Scene da “Arancia meccanica”». Così Anna Barba, vicesindaco di Dasà, visibilmente scossa e con gli occhi lucidi per quanto accaduto, ha commentato l’aggressione al sindaco Raffaele Scaturchio, avvenuta nel pomeriggio di mercoledì da parte di quattro balordi originari di Acquaro che hanno nel contempo devastato il suo ufficio e gran parte del municipio, scagliandosi contro suppellettili, vetrate (rotte con i pugni, con conseguente ferimento da parte dell’autore del gesto e sangue sparso ovunque) e arredi e lanciandone alcuni all’indirizzo di Scaturchio.
Individui che sono stati identificati nella stessa serata dell’accaduto, arrestati e posti ai domiciliari (solo tre, in quando uno è riuscito a fuggire e ha evitato la notifica dell’arresto). Il fatto, gravissimo, difficilmente commentabile e giustificabile e carico di arroganza e prepotenza fuori dal normale sarebbe da attribuire alla vicinanza e solidarietà espresse dal primo cittadino (contestualmente a quello di Acquaro, Giuseppe Barilaro, e a quello di Arena, Nino Schinella) nei confronti dei carabinieri della caserma di Arena, oggetto nel settembre scorso di una vera e propria aggressione (calci e pugni al portone d’ingresso e sputi al maresciallo) da parte di due soggetti (uno dei quali positivo al Covid) a quanto sembra facenti parte del commando di 4 che ha compiuto il raid contro Raffaele Scaturchio (e quello analogo che avrebbero compiuto in serata se il suo collega di Acquaro, Giuseppe Barliaro, “reo”, come già detto, della stessa solidarietà all’arma, fosse stato nel suo ufficio in municipio). «Pestato - ha dichiarato Scaturchio al nostro giornale - per aver espresso solidarietà ai carabinieri». Una contraddizione fuori logica che, già gravissima per il gesto che l’ha determinata (la solidarietà di un’istituzione a un’altra), si carica di nuova e più pregnante drammaticità.
Tornando al gesto criminoso e balordo, su cui indagano a 360 gradi i carabinieri di Arena, alla guida del maresciallo Valerio Oriti e sotto il coordinamento del comando di Serra, retto da Francesco Conigliaro, dure le parole anche da parte dell’assessore comunale Enzo Cirillo, guardia penitenziaria in quiescenza che, dopo aver dichiarato di non aver visto nulla del genere né in trent’anni di carriera ne, tantomeno, in tutta la sua vita, ha definito il gesto come «una vera e propria spedizione punitiva nei confronti del sindaco, che ha spaventato e inorridito dipendenti e presenti.
«Meno male - la sua laconica e drammatica conclusone - che ieri in municipio eravamo presenti in tanti e con difficoltà siamo riusciti a portare fuori gli aggressori, altrimenti non so come sarebbe andata a finire». Una scena da choc per il vicesindaco Barba, che per la violenza vista ha dichiarato di non essere riuscita nemmeno a dormire la notte. Il nostro compito di amministratori - la sua dichiarazione - è delicato e dovremmo poterlo svolgere con tranquillità e serenità, senza dovere temere che venga qualcuno di prepotenza e ci aggredisca, con una furia tra l’altro impressionante». Anche il sindaco, intanto, dopo essere stato l’intera notte in osservazione in medicina allo “Jazzolino”, nel primo pomeriggio è stato dimesso, con una prognosi di 20 giorni e la voglia di ricominciare immediatamente (c’è da ripulire tutti i detriti lasciati dal raid vandalico, per cui il comune rimarrà chiuso fino a martedì). A lui la vicinanza e la solidarietà del presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto, di assessori regionali, del vescovo Attilio Nostro, di tanti colleghi sindaci, dei cittadini di Dasà e non solo, dell’associazionismo, della chiesa locale.
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