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Vibo, Covid e scuola. Capria: "Non una corsa a recuperare il tempo perduto, ma per una didattica di qualità"

Universo Scuola: Voglia di normalità o corsa per recuperare il tempo perduto a causa del Covid? A chiederselo e ad aprire una riflessione sull’argomento è il rettore del prestigioso Convitto “Filangieri” di Vibo Valentia, Alberto Capria. Anzichè lasciarsi tentare in modo irrazionale e impudente, a parere del dirigente scolastico "si dovrebbe, al contrario, profondere energie comuni per ricostruire un orizzonte di senso all’interno del sistema scuola rimettendo, anzi finalmente mettendo, i nostri allievi al centro dell’azione didattico – educativa quotidiana; con una sorta di  “conventio ad excludendum” di programmi, esami, giudizi, promozioni e bocciature, verifiche e ...prove INVALSI!".
Capria è convinto che "sarebbe auspicabile oltre che sensato, che a scuola non ci siano soltanto ore di lezione e arrovellamenti intorno a una sola prova scritta o a due, a tesi e tesine; ma spazi di lavoro a piccoli gruppi, laboratori, una scuola senza fretta, che insegni a leggere di tutto ed a discutere, che apra biblioteche, che ascolti gli allievi, che intuisca il loro disagio, che li renda davvero protagonisti. Che non sia svilita da adempimenti quotidiani: inutili orpelli. Un posto dove si trascorra più tempo, svolgendo meno ore di lezione (non appaia come una contraddizione)". E dunque "oggi che il battito cardiaco delle scuole ha ripreso la frequenza normale, finalmente, grazie alla presenza dei nostri allievi, non si deve commettere l’errore di correre per recuperare: bisogna al contrario avere il coraggio di rallentare, di lavorare senza l’ossessione di finire il programma; come se dalla conclusione dello stesso dipendessero le ... nomination al Nobel!".
La vera ripresa, secondo il rettore del “Filangieri” "comincia dalle aule finalmente riaperte; nelle quali accogliere gli studenti e le studentesse che per due anni sono stati sospesi in un tempo non loro; e provare a darsi un respiro ampio, lungo, che guardi al futuro, senza subire l’ossessione di ricercare il tempo perduto che, come insegna Proust, può essere narrato, semmai ritrovato: difficilmente recuperato.
Siamo il Paese con più giorni di scuola e più ore di lezione per settimana, almeno 30, ma più spesso 35 o 40 (la Finlandia, il cui sistema scolastico viene spesso preso a modello, è la nazione che effettua meno giorni di lezione, meno ore canoniche quotidiane e con le unità orarie ridotte a 45 minuti: evidentemente la riflessione andrebbe spostata sulla qualità dell’azione didattica, non sulla quantità). E perciò "non si altro che  tentare in tutti i modi di allungare la permanenza a scuola, come se il dilatare l’orario scolastico   fosse   la   panacea:   senza   prima   preoccuparsi   della   creazione   di   ambienti   di apprendimento consoni ed anche di spazi liberi ed attrezzati, di biblioteche, palestre, cortili; altrimenti che senso ha aumentare il tempo scuola per allocare i nostri allievi dentro stanze più o meno accoglienti che chiamiamo aule?".
Il tempo che si trascorre a scuola, secondo Capria,  deve essere soprattutto, non esclusivamente, di lezione: ed anche spazio di lavoro a piccoli gruppi, di esperienza laboratoriale, di sport, di discussione, di incontri, di musica, teatro.
"Chiedersi se la nostra sia una buona o cattiva scuola è una domanda fuori dal tempo, soprattutto del tempo post Covid; ha senso chiedersi  - sottolinea - se risponde al suo compito, essenziale, di dare opportunità a tutti, di non lasciare dietro nessuno, di far raggiungere a tutti ed a ciascuno un appropriato livello di eccellenza.
“Il tempo    – diceva Gabriel Marquez –    è la grande tentazione del nostro tempo: la gente corre ossessivamente dietro gli attimi e non si accorge che ... è la propria esistenza che sene va”". In conclusione "ripartiamo, tutti insieme, con tempi doverosamente distesi e con obiettivi a lungo termine: è un nostro preciso dovere ed un inalienabile diritto dei nostri allievi".

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