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Dentro l'inchiesta dell'Alto Jonio catanzarese: i debiti, la pandemia e gli usurai

I retroscena dell’inchiesta della Dda che ha portato a 5 misure cautelari. Imprenditori in attesa dei sussidi per pagare gli strozzini che ne hanno approfittato. Le conversazioni tra l’indagato numero uno, il 45enne Carmine Bianco, e i sodali

Sopraffatti dai debiti, magari contratti per la dipendenza dal gioco, o prostrati dal primo lockdown: gli imprenditori sono le vittime “prescelte” degli usurai che, approfittando della debolezza o delle difficoltà economiche che la pandemia ha accentuato, li avrebbero vessati con continue richieste di denaro. È un quadro drammatico quello emerso dalle indagini della Dda di Catanzaro, che, raccogliendo le denunce di vari imprenditori ed esercenti, ha descritto la morsa che schiaccia un già fragile tessuto economico. Le intercettazioni delle conversazioni fra Carmine Bianco, 45 anni, principale indagato dell’operazione Cashback, confluite nelle ordinanze emesse dal gip Giuseppe De Salvatore, rivelano la disperazione degli esercenti dell’Alto Ionio catanzarese, tenuti sotto scacco dallo stesso Bianco e dai suoi sodali.

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