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Lamezia, le truffe su champagne e olio e le dipendenti «come schiave»

La storia della famiglia Perri nell’ordinanza del maxi-sequestro milionario

Tra le diverse contestazioni sollevate dai Nas nel corso degli anni a carico di Antonio Perri – capostipite della famiglia di imprenditori colpita da un nuovo sequestro antimafia – per aver commerciato generi alimentari ritenuti di dubbia provenienza, ne spicca una risalente a maggio del 1995 che riguarda la vendita al pubblico 84 bottiglie di champagne "Moet & Chandon" contraffatte per un valore stimato, all’epoca, di 2,5 milioni di lire.
Perri era stato denunciato anche per diverse truffe sull’olio. Nel 1987 a lui e al figlio Pasqualino viene contestato di avere consegnato a un acquirente una partita di olio «per origine, provenienza e qualità, diversa da quella dichiarata e pattuita». Avrebbero inoltre venduto olio di semi in lattine da 5 litri su cui invece era indicato che si trattasse di olio d’oliva. E commerciato olio «adulterato con aggiunta di sostanze estranee rendendolo pericoloso per la salute pubblica», oppure «di provenienza furtiva» oltre che, infine, «mescolato con sostanze al fine di variarne la composizione naturale e colorarlo artificialmente». Nel 1993 un gruppo di dipendenti dei supermercati "La nuova nave" e "Midway" hanno denunciato «continue minacce poste in essere da Perri Antonio, accusandolo di ricettazione di oggetti di provenienza furtiva», ma soprattutto «di essere trattate come schiave e di non essere retribuite con busta paga».

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