Siamo tutti in clima di “psicosi da guerra”. Lo vediamo da come stiamo reagendo all’emergenza in Ucraina: file per l’approvvigionamento di carburante, scaffali dei supermercati vuoti. Effettivamente, il nostro animo è scosso; ancor più dopo due anni di pandemia che hanno stravolto totalmente il modo di vivere.
«Questa guerra provoca un grande sgomento e senso di smarrimento – afferma lo psichiatra Francesco Veraldi – I mezzi di comunicazione ci stanno bombardando di informazioni ed è come se stessimo vivendo anche noi lo scontro bellico. A soffrire di più, come sempre, sono i più giovani. Il disagio mentale negli adolescenti è aumentato: sono incrementati gli attacchi di panico e il ritiro sociale, gli adolescenti preferiscono chiudersi in casa e giocare con i videogiochi o comunicare via social. E, poi, l’autoaggressività, con un espandersi degli atti di autolesionismo e dell’abuso di sostanze, sia tra donne che tra uomini».
E come affrontare questo momento con i più piccoli? Ci viene in aiuto la psicologa e psicoterapeuta Giuditta Lombardo. «Difficile – dichiara Lombardo – non è solo raccontare cosa sia una guerra e per quale assurdo motivo esista ma spiegare anche le conseguenze: i bambini che abbandonano le loro case, le città devastate, abitudini e vite distrutte ma, soprattutto, la paura. Viviamo in un’era dove è impossibile non reperire informazioni e anche per caso i bambini posso scoprire la guerra, vedere immagini, ascoltare gli adulti parlare. Non possiamo censurare questo momento, anche perché significherebbe esporre il bambino all’elaborazione delle informazioni in modo autonomo, senza un confronto con un adulto, e lo porterebbe, molto probabilmente, a vivere un trauma. Non lasciamoli soli davanti alla tv a visioni di immagini che certamente non sono facili da elaborare, è il miglior modo per accompagnare questo momento storico».
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