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La ragazza sbranata dai cani a Satriano. Il papà: «Mi fido della Procura»

L’arresto del proprietario degli animali ha riacceso il dolore della famiglia

Alcuni cani del branco assassino che ha ucciso a Satriano la giovane soveratese Simona Cavallaro

La certezza è che nessuna verità giudiziaria potrà mai neppure scalfire il dolore per la perdita di Simona Cavallaro. Lo sa bene la famiglia della giovane ragazza (uccisa da un branco di cani), che ora ripone le proprie speranze nella possibilità di avere giustizia. Il padre Alfio affida a Facebook il suo pensiero, misurato e intriso di dignità. «Nessun procedimento giudiziario, nessuna condanna – scrive il padre di Simona – può alleviare il dolore che ho nel cuore. Non riesco a odiare nessuno, perché nessuno può riportare Simona in vita. Dio l’ha voluta al suo fianco perché è stata un’anima pura, semplice e con un cuore pieno d’amore per il prossimo. Non voglio commentare gli ultimi sviluppi, perché ho molta stima per gli inquirenti e fiducia nella Procura di Catanzaro».
Si attende a questo punto solo la conclusione delle indagini preliminari in cui al momento non sembra emergere un profilo di responsabilità da parte del Comune di Satriano, almeno non dal punto di vista penale. Oltre a Pietro Rossomanno che è stato arrestato, nessun altro indagato sembra essere stato iscritto nell’apposito registro, in una vicenda in cui sembra ormai chiaro che il gregge, a seguito del quale si trovavano i cani da guardiania che hanno aggredito e ferito mortalmente la giovane soveratese, pascolava dove non poteva, in un’area pubblica, destinata al raduno spensierato di molte persone. Altrettanto chiaro è che il pericolo fosse stato più volte segnalato a forze dell’ordine ed enti pubblici. Probabilmente è stato però sottovalutato, anche per la scarsa conoscenza delle caratteristiche comportamentali dei pastori maremmani a seguito di un gregge. Apparentemente docili, spiegano gli esperti che sono stati consultati nelle indagini, possono trasformarsi in animali pericolosi qualora percepiscano un pericolo, anche non reale, per gli animali che accompagnano.

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