Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Vibo, il pericolo corre in corsia

Un’altra aggressione, l’ennesima. L’ospedale Jazzolino non è più luogo di cure, ma di battaglia. Un avamposto dove le vittime predestinate sono i medici, gli infermieri e tutti coloro i quali si danno da fare per cercare di tenere in vita l’ospedale. Quanto avvenuto ieri non è solo il semplice sfogo di un familiare che reagisce in maniera violenta all’annuncio della morte di un congiunto, deceduto per Covid, ma un vero e proprio assalto criminale di fronte al quale la reazione dev’essere corale.
Qui non c’è più in ballo la credibilità dello Jazzolino, perché questa è stata smarrita ormai da tanto tempo per responsabilità ben precise che vanno da quanti negli anni si sono trovati ai vertici dell'Asp ai politici di turno, dai massoni-affaristi agli ’ndranghetisti che hanno sempre dettato e imposto le proprie regole all’interno dei reparti tenendo sotto il giogo del ricatto e della paura l’apparato sanitario e gestendo l’ospedale come il proprio orticello. Il nuovo che avanza allo Jazzolino, purtroppo, è l’arroganza, la tracotanza, la violenza. Non ci sono medici, non ci sono posti letto, i servizi sono carenti; prenotare un esame diagnostico o una visita specialista ambulatoriale diventa impossibile. Eppure nulla si muove; restano i proclami della politica, della Regione, del governatore Occhiuto, della sua struttura commissariale. E a Vibo i medici dovranno indossare presto l’elmetto.

Caricamento commenti

Commenta la notizia