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Aggressioni all'ospedale di Vibo, sotto accusa l’intero sistema nel territorio

Il dibattito organizzato dall’Istituto di Criminologia sulla subcuiltura della violenza nei luoghi di cura

Le aggressioni ai medici dell’ospedale continuano a far discutere, ma di provvedimenti urgenti neanche a parlarne. Il luogo di cura e di assistenza rimane in balia di fiumi di parole e di svariate opinioni che a tutto servono tranne che a frenare le deriva della sanità, in particolare nel territorio vibonese.
Il dibattito organizzato dall’Istituto di Criminologia, diretto dal rettore Saverio Fortunato, riguardante la “subcultura della violenza anche nei luoghi di cura” e al quale ieri hanno partecipato anche il procuratore della Repubblica Camillo Falvo, il sindaco Maria Limardo, il commissario dell'Asp, Giuseppe Giuliano, e il responsabile del Pronto soccorso dello Jazzolino, Enzo Natale, continua a mettere a fuoco un problema gravissimo ma di fronte al quale nessuno per il momento riesce a porre in essere una terapia d’urto importante per arginare il pericolo delle aggressioni che in ospedale sono ormai all’ordine del giorno, assicurando al contempo un’assistenza degna di un ospedale. «Il tempo delle condanne, delle analisi, delle riflessioni (più o meno condivisibili) – ha detto un medico presente all'incontro – è finito. Aspettiamo i fatti». E i fatti non arrivano. Lo Jazzolino precipita sempre più giù. La carenza di medici e posti letto mette a rischio non solo la salute dei pazienti, ma anche l'incolumità dei sanitari. L’ultima aggressione in ordine di tempo risale al 12 aprile scorso. In quell'occasione un medico, è stato pestato nel reparto di Malattie infettive. La sua unica responsabilità sarebbe stata quella di avere comunicato il decesso di un paziente ricoverato per covid ai familiari.

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