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Sanità a Vibo, ovvero il malato terminale. Il caso torna a palazzo Luigi Razza

Consiglio comunale aperto mercoledì: sotto la lente della politica le criticità del sistema

I problemi sono sempre gli stessi. Una storia che torna, che si ripete. Ieri, l’altro ieri, come oggi. Se ne parla, e anche le parole sembrano ormai sempre le stesse. Oggi, come ieri. E si potrebbe ipotizzare, anche domani. Perché la sanità è malata nel Vibonese; un malato terminale. E, forse, da quel ieri che si perde nel tempo. Soffrono le strutture che, ormai cadono a pezzi. Soffre il personale, ormai, ridotto all’osso. Soffre l’utenza che del diritto alla salute ha perso le tracce.

Forse, non soffre chi la sanità negli anni se l’è mangiata, chi s’è voltato dall’altra parte, chi ha costruito la sua carriera e chi ancora oggi la costruisce sui bisogni legati alla sanità. Non soffre, forse, chi la gestisce e per curarsi, chissà, si rivolge altrove, se non al solito amico che risolve ogni problema. Così accade che in neanche due settimane siano state aggrediti due medici, colpevoli di lavorare allo Jazzolino.

Il sindaco Maria Limardo ha convocato il Consiglio comunale aperto per mercoledì (ore 10). Sotto la lente «la condizione di precarietà di molti reparti del nosocomio che rischia di compromettere il diritto alla salute e crea una situazione di grave disagio sociale». Una «severa riflessione» dunque quella a cui chiama tutti il sindaco Maria Limardo. Una chiamata alle responsabilità da parte della politica che dovrebbe iniziare a mettersi in ascolto del territorio e dei suoi bisogni, di quanti gestiscono l’Asp e la sanità e che nel tempo hanno dimenticato che sanità non è un affare.

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