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Sanità a Vibo, il coraggio di non decidere

Era affaccendata in altro la politica vibonese, ieri. O, chissà, erano tutti nelle stanze dei bottoni a trovare le soluzioni. L’ha detto pure il governatore Occhiuto, in fondo, che ora la rotta è tracciata: ci saranno ospedali, assunzioni, reparti efficienti e soldi a profusione.
Ergo, che sarà mai mancare all’ennesimo Consiglio comunale aperto sulla sanità. Tante parole, nessuna soluzione. A pensarci bene avrebbero potuto mandare in onda il Consiglio di qualche mese fa o volendo anche quello del 2019, del 2017 o del 2000. Perché la sanità anno dopo anno di passi in avanti non ne ha fatti. Indietro tanti, ma che sarà mai. Andava male prima, va male ora. E se andasse peggio? Beh, non sarà nulla di che per chi continuerà a raccomandarsi con l'amico di turno per curarsi, o per chi avrà i soldi per partire. Quanto agli altri, beh, potranno affidarsi ai Santi in Paradiso, o se proprio va male potranno fare un patto con il diavolo, perché l'inferno lo stanno già vivendo in terra. In terra Vibonese. La terra dove se ti ammali paghi due volte. Paghi le tasse e il viaggio della speranza. La terra dove se devi fare un esame urgente finisci nel girone infernale delle liste di attesa senza scadenza e speranza. Quella in cui aspettare 23 mesi per un’ecografia è anche normale. E che sarà mai se era un tumore e se con uno screening ti saresti potuto salvare.
Dicono “bonu bonu” da queste parti. L'avrà pensato la politica che non ha voluto far neanche finta di esserci questa volta. La politica che in campagna elettorale promette la sanità ma che del bisogno di sanità si nutre per fare carriera. La politica che preferisce insinuarsi negli ospedali. Quella delle nomine, delle lobby, degli interessi. E che sarà mai che i bravi medici resteranno all'angolo – tra un’aggressione e l’altra – e che in prima fila resteranno quelli che pensano – e dicono a voce alta – che i “co.....i” sono i giornalisti. Perché, in fondo, la colpa è dei giornalisti. Una certezza, questa. Come quella che all’indomani del Consiglio restano le parole, un ospedale che rischia di chiudere, il diritto alla salute negato e i sacrifici dei medici che nonostante tutto resistono.

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