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Soverato, il posto di lavoro? “Non faccio nulla, mi pagano 3mila euro al mese”

Il coraggioso sfogo della psicologa Anna Gullà, dirigente del Distretto: «Non svolgo alcuna attività ma percepisco oltre tremila euro al mese»

La richiesta è di lavorare, nel ruolo e nel profilo speso negli anni di una carriera arrivata a un passo dal capolinea. Una storia delicata e complessa quella che arriva dal Distretto Asp di Soverato in cui una psicologa denuncia le proprie condizioni di lavoro, limitate a una presenza vuota di significato; all’interno di un ufficio in cui a mancarle è persino una postazione di lavoro.
«Trascorro le giornate in servizio nel distretto di Soverato - spiega Anna Gullà, psicologa dirigente dell’Azienda sanitaria provinciale - su un sedia poggiata dietro una finestra e accanto a un armadietto, nella stanza del Punto unico di accesso (Pua) in cui ci sono altre due scrivanie per altre 3 persone. Quando bisogna aprire un armadietto o la finestra sono costretta ad alzarmi per evitare che le ante mi finiscano addosso. Non ho una postazione né un chiaro incarico da portare avanti. Senza svolgere alcuna attività lavorativa percepisco uno stipendio di oltre tremila euro al mese. Mi vergogno per chi mi ha messo in queste condizioni e non permetterò che la mia dignità di donna, ma sopratutto di essere umano venga messa sotto i piedi».
Tutto è iniziato da un trasferimento dalla sede in cui la psicologa originaria di Vallefiorita ha lavorato per 39 anni, all’interno del centro di riabilitazione di Squillace poi chiuso per mancanza di personale. «Quando nel 2018 si paventava la chiusura del centro di riabilitazione di Squillace - continua la psicologa - mi è stato chiesto di trasferirmi a Girifalco all’interno dell’ufficio ausilio e protesi. L’incarico è stato però contestato perché era per un profilo amministrativo. Io ne ero consapevole ma, opportunamente formata, avevo accettato di dare una mano anche per incarichi allargati che potessero aiutare la struttura. Quando nell’estate scorsa è arrivato un nuovo direttore del Distretto quella posizione è stata contestata, e sono stata destinata a una struttura psichiatrica, sempre di Girifalco. Qui mi sono scontrata con la mancanza di esperienze e di competenze difficili da acquisire quando hai più di 60 anni, ma il peggio non era ancora arrivato.

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