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Mafia, sequestrate tre imprese nel parmense: l'imprenditore era già stato condannato a Catanzaro

Emesso dal Tribunale di Bologna, il provvedimento, che segue quello già disposto nel febbraio 2021, colpisce beni per un valore di 500 mila euro

Questa mattina, la polizia di Bologna e la Guardia di Finanza di Parma, in esecuzione di un provvedimento emesso dal tribunale di Bologna -Sezione Misure di Prevenzione a carico di un imprenditore, Franco Gigliotti, hanno sottoposto a sequestro propedeutico alla confisca un'azienda del parmense, la totalità delle quote della società Euroweld Srl e il 51% delle quote della società L.C. Impianti S.r.l. Il provvedimento, che ha colpito tre imprese ritenute nella disponibilità dell'imprenditore, dal valore complessivo di 500mila euro, rappresenta un'estensione del sequestro d'urgenza di tutti i beni mobili, immobili e finanziari risultati nella disponibilità diretta e indiretta dell'uomo, disposto il 1° febbraio 2021 dallo stesso tribunale, su richiesta congiunta del Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Bologna, Giuseppe Amato, e del questore della provincia di Parma, Massimo Macera, all'esito degli accertamenti effettuati dalle forze dell'ordine.

Il destinatario del provvedimento, nei cui confronti ora è pendente la procedura di prevenzione personale e patrimoniale, è stato condannato, nell'ambito dell'operazione "Stige", condotta dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, a 8 anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (la sentenza è della Corte d'Appello di Catanzaro e non è ancora definitiva) e nell'operazione "Work in progress", condotta dalla Procura ordinaria di Parma, a 6 anni e 4 mesi per i reati di associazione a delinquere finalizzata all'emissione di f.o.i. (sentenza del giudice per le indagini preliminari di Parma non ancora definitiva).

In base a quanto appreso, le attività investigative hanno ricostruito il profilo soggettivo dell'uomo, definito "caratterizzato da una spiccata pericolosità sociale" e fatto emergere una notevole sproporzione tra il patrimonio nella disponibilità dell'uomo (di circa 13.000.000 di euro) e i suoi redditi prodotti lecitamente, consentendo di ipotizzare che il patrimonio fosse anche, solo in parte, provento delle attività criminali di cui, allo stato, in assenza di un giudizio, è stato ritenuto responsabile. Secondo quanto ricostruito, l'imprenditore, non appena tornato in libertà, aveva riallacciato subito i contatti con alcuni suoi collaboratori già coinvolti nell'operazione "Work in progress" e che la ditta individuale, la società L.C. Impianti Srl e la società Euroweld Srl erano strumentali alla ripresa occulta dell'attività già svolta in precedenza dalle compagini societarie sequestrate, consentendogli così di eludere la procedura di prevenzione patrimoniale in atto.

Le indagini hanno rivelato che l'uomo, da un lato, era subentrato come socio occulto di maggioranza dentro la L.C. Impianti Srl, sfruttando la complicità del gestore, e dell'altro aveva diretto tutte le operazioni utili alla costruzione della Euroweld Srl, scegliendo personalmente i singoli soci formali e versando di tasca propria l'intero capitale sociale, pari a 30mila euro. Il tribunale di Bologna, accogliendo la proposta di estensione del sequestro della Direzione distrettuale Antimafia di Bologna e ritenendo ancora sussistente la pericolosità sociale dell'uomo, ha disposto il sequestro delle società, con provvedimento che è stato eseguito oggi dal personale della Divisione anticrimine della questura di Parma e dal personale del comando provinciale della guardia di Finanza di Parma.

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