Ha trent’anni, è costata più di 100mln di euro e non è mai stata terminata, ma la Diga del Melito produce comunque effetti negativi sul contesto sociale ed economico della provincia di Catanzaro. Ultimi, in ordine di tempo, a subire i contraccolpi indiretti della revoca del finanziamento da parte del Ministero per i Lavori Pubblici e della conseguente richiesta di restituzione dei fondi già spesi (a stato avanzamento lavori) dal Consorzio di Bonifica, sono proprio i dipendenti dell’Ente che era stato incaricato di realizzare l’importante infrastruttura e che ora si trova a dover far fronte ad una crisi economica e finanziaria tutta da addebitare ad essa.
Da sei mesi, infatti, i 55 dipendenti (una ventina gli amministrativi, gli altri tra operai e tecnici) non percepiscono stipendio. A causare la brusca e perdurante interruzione del pagamento degli emolumenti dovuti ai dipendenti, proprio la diga e la sua lunga e complicata coda amministrativo-giudiziaria.
La revoca del finanziamento e la conseguente richiesta di restituzione dei soldi spesi, infatti, è al centro di una complessa battaglia giudiziaria in sede amministrativa, tanto che è pendente un ricorso al Tar per più di 100 milioni di euro. Una cifra che, già di per sé, fa lievitare enormemente in costi per la difesa in giudizio dello stesso Consorzio. Così, mentre da una parte l’Ente chiude il bilancio in attivo (330mila euro l’avanzo 2021), dall’altra è costretto a far fronte alle spese giudiziarie. A queste si aggiungono i pignoramenti in essere sui conti corrente che hanno dato vita alla crisi di liquidità determinando l’impossibilità di pagare gli stipendi.
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