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Strongoli, «Chi sa parli» ma su Gabriele De Tursi quanti sanno tacciono

Commemorato il giovane vittima di lupara bianca. Una scomparsa su cui pesano nove anni di silenzi

«Io non volevo ritrovare la sua moto, io volevo ritrovare mio figlio. E non mi fermerò mai, continuerò a cercare quel poco che mi rimane di Gabriele». Anna Dattoli parla dal ciglio della strada alla periferia di Strongoli dove ogni 5 giugno, ormai da troppi anni, si reca a deporre un mazzo di fiori per suo figlio scomparso. È il luogo in cui una lettera anonima fece ritrovare la moto del ragazzo, quella con la quale era uscito il giorno in cui svanì nel nulla; ma è l’unico luogo in cui i genitori di Gabriele De Tursi possono portare un fiore al loro figlio.
Da nove anni, infatti, della sorte di Gabriele non si sa nulla. E da nove anni Anna continua a implorare: «Chi sa, parli», perché in paese c’è più di qualcuno che sa cos’è accaduto a Gabriele De Tursi, ma tutti hanno scelto di non parlare, neppure in forma anonima, come più volte è stato chiesto da Anna, dal clero locale, dai volontari di Libera che provano a stare accanto a questa mamma ed alla sua famiglia.

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