Rosaria Scarpulla e Francesco Vinci, genitori di Matteo il biologo dilaniato da un’autobomba il 9 aprile del 2018 a Limbadi, rischiano di passare da parti offese a indagati per falsa testimonianza. E con loro anche Mariano Pitzianti, consulente di parte.
Infatti, sebbene lo scorso dicembre, durante la lettura del dispositivo di sentenza, il presidente della Corte d’Assise di Catanzaro (Alessandro Bravin) avesse fatto riferimento alla decisione di trasmettere gli atti all’Ufficio di Procura, per le determinazioni di competenza, sulle dichiarazioni rese in aula dalle parti offese (rappresentate dall’avv. Giuseppe De Pace), oggi le motivazioni della sentenza – emessa nei confronti degli imputati finiti sotto processo per l’autobomba e per aggressioni ai genitori della vittima – mettono nero su bianco quella decisione spiegandone, appunto, i motivi. Il tutto senza nulla togliere alla gravità del delitto compiuto in località “Macrea” di Limbadi per il quale i due presunti mandanti – ovvero Rosaria Mancuso di 66 anni e il genero Vito Barbara, di 31 – sono stati condannati all’ergastolo.
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