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L'incidente che costò la vita ad Elisabetta Arena sulla Sp 83 nel Vibonese. Tre assoluzioni

Nessun responsabile per il grave incidente autonomo,  nell'ottobre del 2011, costato la vita a Elisabetta Arena, 23 anni di Zungri, precipitata con l'auto in una scarpata mentre percorreva la strada provinciale 83 che collega Daffinacello (frazione di Zambrone) a Parghelia. Una strada chiusa al transito ma su cui - secondo l'accusa - non era stata apposta adeguata segnaletica.

Una tragedia per la quale erano finiti sotto processo l’ex funzionario della Provincia, ingegnere Francesco Giuseppe Teti di Filogaso (deceduto), difeso dall’avv. Giuseppe Di Renzo e  all’epoca capo dell’Ufficio tecnico della Provincia e di direttore dei lavori sulla sp 83 (Daffinacello-Parghelia); Isaia Capria, di Nicotera (avv. Antonino Crudo), dipendente dell’Amministrazione provinciale e responsabile del procedimento amministrativo relativo alla chiusura temporanea della strada provinciale 83 e Gianfranco Fabiano, di Rombiolo (avv. Francesco De Luca) al quale veniva contestato che, nell’eseguire i lavori di ripristino del piano viabile della sp 83  «in totale difformità di quanto previsto» non aveva sostituito le barriere di sicurezza in acciaio danneggiate.

A distanza di quasi undici anni dalla tragedia le accuse mosse ai tre imputati  -  che, a vario titolo, rispondevano di omicidio colposo, falsità ideologica e violazione dei sigilli - sono cadute davanti al Tribunale monocratico di Vibo (giudice Laerte Conti) che, relativamente all'omicidio colposo, ha assolto Teti, Capria e Fabiano «perché il fatto non costituisce reato». Al contempo il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere, per intervenuta prescrizione in relazione all’imputazione di violazione dei sigilli che era stata mossa nei confronti di Fabiano. Non doversi procedere anche per un capo di imputazione contestato all’ing. Teti in quanto reato estinto per il decesso del professionista.

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