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Omicidio Pagliuso a Lamezia, ci fu premeditazione non il metodo mafioso

Le motivazioni della sentenza

L'avvocato Francesco Pagliuso

«Tutti i testi hanno concordemente riferito di aver appreso direttamente da Pagliuso dell’esistenza di una lista “nera” stilata dalle famiglie Scalise, Vescio-Iannazzo, in cui erano indicati i nominativi di tre persone da eliminare: Luigi Aiello, Domenico Mezzatesta e Francesco Pagliuso». È uno dei passaggi chiave delle 82 pagine in cui il presidente della Corte d’Assise di Catanzaro, Alessandro Bravin, motiva la condanna in primo grado all’ergastolo di Marco Gallo, ritenuto il killer che avrebbe ucciso il noto penalista lametino su mandato degli Scalise.
L’omicidio viene ricondotto proprio agli attriti innescatisi tra l’avvocato e questa famiglia, i cui contorni sono già emersi in “Reventinum”: Pagliuso aveva assunto la difesa di Giovanni e Domenico Mezzatesta, rivali degli Scalise e ritenuti responsabili del duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, ottenendo l’annullamento con rinvio della condanna all’ergastolo nei loro confronti. Due mesi dopo quel pronunciamento, il 9 agosto 2016, l’avvocato è stato brutalmente ucciso nel giardino di casa sua.

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