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Lamezia, Pagliuso nella “lista nera”. I racconti a parenti e colleghi

La vittima aveva parlato dei timori per la sua vita

L’avvocato Francesco Pagliuso ha pagato con la vita per aver fatto il suo lavoro. Le motivazioni della sentenza con cui, per l’esecuzione del suo omicidio, è stato condannato in primo grado all’ergastolo Marco Gallo, confermano i contorni già emersi in “Reventinum”, processo in cui analoga pena è stata inflitta a Pino e Luciano Scalise in qualità di mandanti. Due mesi dopo un suo successo professionale, ovvero l’annullamento con rinvio di una condanna all’ergastolo nei confronti di Giovanni e Domenico Mezzatesta per il duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo (ritenuti vicini agli Scalise), il noto penalista è stato assassinato nel giardino di casa sua.
Si tratta di una delle pagine più buie della storia di Lamezia e anche di un delitto che era stato in qualche modo annunciato dalla stessa vittima. Il presidente della Corte d’Assise, Alessandro Bravin, richiama nella sentenza le testimonianze convergenti rese dalle persone più care e da alcuni colleghi di Pagliuso.

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