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Caporalato a Lamezia, dal 2015 più di mille potenziali vittime

I dati impressionanti nel Lametino raccolti dalla comunità Progetto Sud che si occupa dello sfruttamento dei lavoratori

Le recenti inchieste della Procura di Lamezia Terme hanno definito i contorni di un fenomeno sotto traccia, ma molto diffuso, contrassegnato da un esercito di “invisibili” sfruttati, vittime di organizzazioni, spesso straniere, dedite al reclutamento di braccianti da mandare a lavorare a pochi euro nei campi. I dati del caporalato sono impressionanti: la comunità Progetto Sud, che dal 2015 opera nell’ambito dello sfruttamento lavorativo, per il contrasto del fenomeno e la tutela delle vittime, ha intercettato fino ad oggi, solo nella piana lametina, più di mille potenziali vittime di sfruttamento lavorativo. Sulla base dei dati raccolti da Progetto Sud, le aree di provenienza delle potenziali vittime di sfruttamento e vittime del fenomeno sono prevalentemente il Bangladesh, l’Africa Sub-Sahariana, il Marocco e la Bulgaria. La maggior parte delle persone proveniente da questi Paesi è regolarmente soggiornante ed è in possesso di un contratto di lavoro: si tratta prevalentemente di contratti stagionali nel settore agricolo, per i quali sono state rilevate diverse irregolarità quali l’orario eccessivo di lavoro, pause non adeguate al carico di lavoro, il non poter usufruire del giorno di riposo, la presenza di salari decurtati rispetto al lavoro svolto e nettamente inferiori a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali, giornate non assegnate e ricatti sulle spettanze salariali. Delle oltre mille potenziali vittime nella piana lametina, dove pur non rilevandosi situazioni visibilmente gravi o grossi insediamenti informali, il fenomeno è comunque presente nelle sue diverse sfaccettature, anche nelle sue forme più gravi, la Comunità Progetto Sud ne ha prese in carico circa 80, attivando azioni volte all’uscita dalla situazione di sfruttamento e, laddove necessario, alla messa in sicurezza delle persone coinvolte.

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