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Noto rilancia: "Con due-tre innesti questo Catanzaro sarà competitivo"

Parla il presidente che brinda ai cinque anni della sua gestione

Oggi, cinque anni fa, il closing: Floriano Noto diventava ufficialmente presidente del Catanzaro e cancellava un mese da incubo per la città, con il club a un passo dal fallimento. Oggi, cinque anni dopo, inizia la sesta stagione alla guida delle Aquile. La più ambiziosa, se si pensa al punto di partenza e alle legittime aspettative intorno a una squadra che avrebbe meritato di giocarsela fino in fondo pure nel campionato scorso.
Presidente, in cinque anni cosa è cambiato?
«Tantissime cose, abbiamo fatto esperienza e capito gli errori del passato. E sono cinque anni di esperienza in più in questo mondo».
Cosa ricorda dei giorni in cui acquisì il club?
«La felicità della gente che mi fermava per strada perché avevamo salvato il Catanzaro: senza di noi sarebbe finito fra i dilettanti, una caduta per la città. E la mia felicità, avevo realizzato un sogno».
Ha voluto un nuovo ds, ma ha confermato tutto il resto…
«La parte finale dello scorso campionato l’abbiamo vissuta con grande delusione e rabbia per la sconfitta di Padova, per com’è andata: quest’anno vogliamo riprenderci ciò che avremmo meritato sul campo. La squadra con due-tre innesti penso possa essere al top. A mister, ds e dg ho detto che possiamo sbagliare solo noi, dunque dobbiamo stare molto attenti nell’individuare i calciatori giusti, senza stravolgere le cose».
Dove e come crescere ancora fuori dal campo?
«Abbiamo grandi limiti strutturali tipo lo stadio che non è di proprietà: non che l’amministrazione comunale non ci abbia aiutato, ma credo si potessero progettare diversamente alcune cose. La palazzina (per tribuna, sala stampa, spogliatoi e sky box, ndr) a me non piace, ma al di là dell’aspetto estetico non è funzionale: l’hospitality dovrebbe essere dall’altra parte, per esempio, perché non si può far attraversare il campo agli sponsor. Si potrebbe migliorare ancora molto, ma ne paghiamo lo scotto. Anche il centro sportivo non è nostro (della Provincia, ndr) e lì abbiamo problemi continui, dalle rotture delle tubature al fondo del campo, sul quale dobbiamo intervenire spesso».
A proposito di stadio, ha parlato col neo sindaco Fiorita?
«Non ancora, ma lo faremo».

Bayeye al Torino…
«È cresciuto con noi, gli siamo sempre stati vicini. Lo abbiamo tenuto come un figlio, mi ha chiamato per ringraziarmi l’altra sera, sono soddisfatto e contento per lui».
Per Iemmello quando si chiude?
«Le volontà sua e nostra ci sono tutte, c’è il Frosinone in mezzo. Credo si possa chiudere fra questa e la prossima settimana».
Quanto è difficile riprendere Vandeputte?
«Al momento il Vicenza vuole tenerlo, non dipende da noi. Lo riabbracceremmo con tanto affetto».
Biasci, Fulignati, Sala e Pontisso: chi pensa possa sorprendere?
«A parte Biasci, non conosco gli altri, ma mi fido di chi li ha portati. E mi auguro ci sorprendano tutti».
La sua famiglia è sempre stata centrale in società, ultimamente è aumentato il coinvolgimento di suo figlio Luca e di suo fratello Derio…
«Mio fratello si è fatto prendere dal cuore, mio figlio apporta un contributo dove può darlo, dà una mano come facciamo tutti quanti».
Quale può essere la rivale più agguerrita?
«Penso il Crotone, ha una società seria alle spalle che ha fatto la A e la B. Poi l’Avellino, il Foggia e non so cosa verrà fuori dal mercato, ma non si può sottovalutare nessuno».
La squadra ha ritrovato i tifosi ai playoff. Quanti abbonati si aspetta?
«Per i prezzi (molto bassi, ndr) e la squadra che stiamo costruendo non meno di 2.500, al di sotto sarebbe una delusione».

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