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Crotone, omicidio Macrì senza colpevoli: prova principe «incomprensibile»

Le motivazioni della Cassazione sull'assoluzione di Foschini

Da un lato c’è la “prova principe” della Dda di Catanzaro contro Gianluigi Foschini - la frase «Non ve lo siete messo il cappuccio?» - che è stata giudicata «dal significato incomprensibile». Dall’altro, «sono state confutate le obiezioni» avanzate dall’accusa secondo la quale «il movente» dell’omicidio di Francesco Macrì «fosse costituito dal litigio» tra Foschini e la vittima, oltre che sulla «preoccupazione dell'imputato di essere ristretto nello stesso carcere dove si trovava il figlio» del 73enne. Così la Cassazione, sulla scia di quanto stabilito dalla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro, ha motivato la decisione dello scorso 3 febbraio di confermare l’assoluzione per Gianluigi Foschini, il 29enne crotonese finito a processo con l’accusa di aver assassinato Francesco Macrì nell’agguato di stampo ’ndranghetistico che si consumò la sera dell’11 agosto 2014 fuori da un bar di via Reggio, a Crotone. Infatti, il 15 febbraio 2021, pure i giudici di secondo grado scagionarono Foschini con formula piena «per non aver commesso il fatto», ribaltando la pronuncia del gup distrettuale che invece il 9 aprile 2019 inflisse in abbreviato 30 anni di carcere al giovane.

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