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Vibo, la fiducia del procuratore Falvo nei cittadini: «Hanno capito da che parte stare»

Le inchieste degli ultimi anni, culminate con “Rinascita”, hanno decimato i clan

Le inchieste degli ultimi anni, culminate nella maxi-operazione Scott Rinascita, hanno inferto un colpo al cuore ad almeno 12 locali di ‘ndrangheta sul territorio vibonese. Un lavoro lungo e difficile che comincia a dare i propri i frutti. Perché «in questa provincia – ne è convinto in primis il procuratore Camillo Falvo – la gente ha ormai compreso che la rotta è cambiata. E che, quando cammina per le strade deve accompagnarsi ai rappresentanti dello Stato e non più a quelli dei sodalizi criminali». Un fatto tutt’altro che scontato, un cambiamento di mentalità emerso l’altra sera anche nella folta partecipazione di gente a Capistrano, in occasione del conferimento da parte della locale amministrazione comunale, guidata da Marco Martino, proprio al procuratore di Vibo, del premio “Renoir”, giunto alla quinta edizione. Una serata nella quale sono stati ripercorsi i momenti più significativi delle operazioni antindrangheta degli ultimi anni, da Stammer a Costa Pulita, passando per Rimpiazzo e Conquista, fino ad arrivare a Rinascita ed Imponimento. Un lavoro compiuto dalla Dda di Catanzaro di cui Camillo Falvo è stato primissimo attore, da vero e proprio braccio destro di Nicola Gratteri. «Siamo a buon punto anche se c’è ancora tanto da fare – ha spiegato ancora il procuratore a Capistrano –. Il lavoro fatto dalla Dda, anche da me fino al 2019 e che sta proseguendo con Nicola Gratteri e la squadra di magistrati al suo fianco, è immane e darà altri risultati. La rotta è stata invertita. La gente ha compreso che la criminalità va tenuta distante e che bisogna fare una scelta di campo». Serve ora la spallata finale per «acquisire la consapevolezza che sia possibile sconfiggere questa piaga».

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