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I soldi della droga per conquistare Lamezia: la strategia di Zio Tonino e Antonio Pagliuso

L’informativa della Mobile svela il tentativo di colmare il vuoto di potere criminale dopo le operazioni della Dda. Le mire del giovane: dobbiamo fare le spalle, a Sambiase io posso essere il re. Il traffico di stupefacenti a Milano e gli affari fatti con i narcos sudamericani

Nelle zone di Lamezia ritenute sotto l’influenza del clan Iannazzo-Cannizzaro-Daponte si sarebbe creato, negli ultimi anni, un «vuoto di potere». È la fisiologica conseguenza di operazioni e arresti che hanno colpito le “famiglie” federate che, secondo le relazioni della Dia, in base agli equilibri criminali cristallizzati dopo le guerre di mafia dominerebbero su Sambiase e Sant’Eufemia, estendendosi a Sud fino a Curinga e a Nord fino a Nocera Terinese. Ciò che finora non si sapeva, benché fosse facile sospettarlo, è che di quel vuoto di potere qualcuno stava cercando di approfittare per ricostruire un gruppo malavitoso uscito sconfitto proprio dalla faida con gli Iannazzo.
Si tratterebbe, secondo gli inquirenti, di persone riconducibili alla famiglia Pagliuso e, in particolare, di Felice Cadorna, noto come “zio Tonino”, 69enne indagato a piede libero nell’inchiesta della Dda di Catanzaro che, nello scorso febbraio, ha portato all’esecuzione di 23 misure cautelari contro una rete di presunti pusher attivi nella movida lametina. Il gip ha ritenuto che nei confronti di Cadorna non sia stata raggiunta la gravità indiziaria in merito ai traffici di droga osservando che è «verosimilmente un soggetto in posizione apicale», ma «è necessario un ulteriore approfondimento investigativo per definirne l’effettivo ruolo nell’associazione investigata, ben potendo emergere un suo ruolo apicale non tanto in siffatta associazione, ma in un’altra di diverso stampo criminale».

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