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Incendio nel carcere minorile di Catanzaro: protesta la polizia penitenziaria

Il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Donato Capece, è intervenuto dopo i gravi fatti nel penitenziario: "Quanto accaduto riaccende il problema, spesso sottovalutato, della endemica carenza d'organico, che non emerge nei momenti di relativa calma"

Sembra davvero senza fine la continua spirale di violenza che da molto tempo ormai caratterizza le carceri del Paese, per adulti e minori, oggi complessivamente affollate da oltre 54.000 detenuti. “Ieri sera, presso il penitenziario per minori di Catanzaro si è sfiorata la tragedia”, riferisce il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Donato Capece. “La folle protesta di tre detenuti che hanno messo a ferro e fuoco l’Istituto per minorenni è di una gravità assoluta ed è stata davvero pericolosa. I tre hanno appiccato il fuoco a materassi e lenzuola, facendo divampare un pericolosissimo incendio in tutto il reparto nel quale si è anche propagato un fumo asfissiante pericolosissimo. Nonostante la concitazione e le difficoltà del momento, un ristretto gruppo di poliziotti penitenziari con fatica e non comune spirito di servizio, mantenendo la calma, hanno evacuato e messo in sicurezza tutti detenuti. Gli agenti intervenuti, peraltro, hanno tutti messo in pericolo la propria incolumità fisica, dal momento che molti dei ristretti erano noti per la loro aggressività”.

Impietosa l’analisi del Sappe: “Quanto accaduto riaccende il problema, spesso sottovalutato dalla Giustizia minorile e dal Ministero della Giustizia della endemica carenza d'organico, che non emerge nei momenti di relativa calma, ma che si manifesta in tutta la sua drammaticità in caso di eventi critici. Purtroppo, come sempre accade, a rimetterci sono sempre gli agenti che in simili situazioni sono costretti a intervenire senza nessun protocollo d’intervento, privi di idonei dispositivi di protezione e in numero a dir poco inadeguato. La realtà è che continuano ad aumentare gli episodi violenti all’interno delle carceri italiane: e con il regime penitenziario ‘aperto’ e la vigilanza dinamica, ossia con controlli ridotti della Polizia Penitenziaria, la situazione si è ulteriormente aggravata”.
Per il Sappe “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi e ipocriti”.
E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.

Il Segretario Generale del Sappe, Donato Capece, denuncia che nel solo anno 2021 si sono registrate 1.087 aggressioni contro poliziotti penitenziari, 334 risse, 750 incendi dolosi, 1.274 rinvenimenti di telefoni cellulari e/o sim e 528 di sostanza stupefacenti, 5.628 segnalazioni per violenze, minaccia, ingiuria, oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale, “e le nostre donne e i nostri uomini non hanno neppure uno straccio di Taser per difendersi dalle aggressioni dei detenuti violenti”. Detenuti che, sempre lo scorso anno, hanno ricevuto 12.154 procedimenti disciplinari per inosservanza ordini, 9.369 per atteggiamenti offensivi, 5.752 per intimidazione/sopraffazione altri detenuti, 3.195 per appropriazione/danneggiamento beni Amministrazione e 423 per promozione di disordini e/o sommosse.

Sprezzante il commento di Capece: “Da mesi diciamo che così non si può andare avanti, e non frega niente a nessuno, ai vertici nazionali regionali del Ministero della Giustizia ma anche al Garante regionale dei detenuti, a cui evidentemente l’incolumità fisica dei nostri poliziotti nelle carceri non interessa affatto. Serve forse un morto per svegliare tutti dal torpore che li contraddistingue?”, si domanda. E prosegue: “Il lassismo che caratterizza le carceri del Paese è imbarazzante e intollerante e questo nonostante lo spirito di abnegazione e il senso del dovere della Polizia Penitenziaria. Abbiamo in più occasioni segnalato al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria le significative disfunzioni e inconvenienti che riflettono sulla sicurezza e sulla operatività delle carceri regionali e del personale di Polizia Penitenziaria che vi lavora con professionalità, abnegazione e umanità. Io dico una sola cosa ai vertici istituzionali del Ministero della Giustizia: sveglia! Così non si può più andare avanti. Non siamo carne da macello".

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